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Confindustria incontra Papa Francesco
» 29.02.2016
Sabato 27 febbraio settemila imprenditori arrivati da tutta Italia hanno incontrato Papa Francesco nella prima udienza in Vaticano in 106 anni di storia di Confindustria. Di seguito il discorso pronunciato dal presidente Giorgio Squinzi.
L'intervento del Santo Padre è disponibile a questo link. In allegato gli articoli pubblicati sul Sole 24 Ore.
Padre Santo,
a nome degli industriali italiani grazie per averci concesso ascolto.
Per noi questa è una giornata di grande importanza : la prima udienza nella storia della nostra Associazione, impegnata in tutta la sua storia a promuovere la crescita economica, sociale, civile e culturale del Paese, impegnata a fare insieme affinchè si viva in un mondo migliore, più giusto, più corretto, più rispettoso di tutto e di tutti.
Questo impegno oggi è quanto mai complesso. Viviamo un’epoca carica d’incognite, perfettamente interpretata dalle sue parole, che mi permetto di citare, “Stiamo vivendo non tanto un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d’epoca” .
Le sue parole ci hanno spinto fin qui.
I gravi problemi attuali mostrano un mondo che chiede a tutti atti di responsabilità a cui gli imprenditori per primi non possono e non vogliono sottrarsi, ricordando l’insegnamento di Angelo Costa: “l’imprenditore ha maggiori possibilità con la sua opera di influire sul benessere del prossimo”.
Oggi disponiamo di mezzi di incredibili, eppure mai come nell’epoca attuale l’essere umano sembra solo e fragile.
Alle domande che abbiamo di fronte, la tecnologia e la scienza non possono dare soluzione da sole, perché la risposta sta all’Uomo, nella sua capacità di concepire e costruire un nuovo modo di stare insieme.
Oggi, qui, dico, con senso di umiltà e consapevolezza dei nostri limiti, che non abbiamo risposte immediate ai grandi quesiti planetari, ma disponiamo di un bene prezioso : l’impegno nostro e delle nostre imprese.
Questa è dote importante, su cui costruire.
Alessandro Manzoni ha scritto che Dio perdona tante cose e noi sappiamo bene di essere uomini, che sbagliano come tutti. Tuttavia le tante storie, vicissitudini e successi su cui sono state costruite le nostre imprese hanno le loro radici più profonde nel duro lavoro e il giusto profitto, senza il quale solidarietà è una parola vuota di senso.
Santità, Lei ci ha fortemente sollecitati nell’Evangelii Gaudium ricordandoci che “La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano!”. Alla ricerca di questa nuova dimensione centrale dell’uomo, la fede, in una società incerta, è un elemento di straordinaria importanza e vitalità e punto di riferimento anche per chi non crede, come l’impresa e la libera iniziativa sono componenti centrali di una società capace di solidarietà di sostanza, a cui tutti dovrebbero appellarsi.
Grazie di cuore da tutti noi per averci ascoltato.
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